Se vuoi gestire le emozioni… vai al balcone

Andare al balcone significa porsi nella posizione di terzo osservatore distaccato che da un balcone, appunto, osserva i “litiganti”; il terzo ha una posizione privilegiata che gli permette di osservare lo svolgersi degli eventi, le azioni ed i comportamenti dei confliggenti, ascoltare le parole ed il modo attraverso cui vengono espresse. Il tutto senza dover prendere parte – emotiva – al conflitto né dover esprimere alcun giudizio sui torti e sulle ragioni.

Vai al balcone non significa uscire di casa nel mezzo di una discussione e fare sentire a tutto il vicinato la discussione che stai portando avanti o stai subendo, a seconda dei casi, nella speranza di trovare (improbabili) alleati. Con la metafora dell’andare al balcone, coniata in ambito negoziale, si intende la volontaria creazione di “distacco” dalla situazione conflittuale e, quindi, dal picco emozionale che riduce la ragione ad un lumicino.

Andare al balcone significa porsi nella posizione di terzo osservatore distaccato che da un balcone, appunto, osserva i “litiganti”; il terzo ha una posizione privilegiata che gli permette di osservare lo svolgersi degli eventi, le azioni ed i comportamenti dei confliggenti, ascoltare le parole ed il modo attraverso cui vengono espresse. Il tutto senza dover prendere parte – emotiva – al conflitto né dover esprimere alcun giudizio sui torti e sulle ragioni.

Varie sono le modalità e/o le tecniche attraverso le quali è possibile distaccarsi emozionalmente una di queste è il: “darsi / prendere tempo”. È un approccio tanto semplice quanto efficace. Se durante una discussione percepisci che il tuo livello emozionale sta salendo rapidamente verso il livello di guardia oppure che l’altra parte sta perdendo la calma, chiedi o offri una pausa.

Accortezza 1: Non vergognarti di chiedere una pausa, è sufficiente dire la verità:

“sento che la cosa mi/ci sta sfuggendo di mano, che ne pensi se facessimo una pausa / ci prendessimo qualche minuto/momento/ora per riprendere fiato?”

Nella mia esperienza è molto raro che l’altra persona rifiuti questa via d’uscita.

Accortezza 2: La pausa può essere di qualche minuto o di qualche giorno, a seconda della situazione, dell’argomento, dell’urgenza ecc… Se scegliete di rinviare di qualche giorno,

fissate immediatamente la data per riprendere il discorso.

Se non lo fate il rischio che finisca tutto nel dimenticatoio è elevato, in questo caso una questione risolvibile con un confronto può diventare un problema insormontabile.

Accortezza 3: Durante la pausa, non fissare la tua attenzione su quello che ha generato il picco emozionale, altrimenti la pausa non servirebbe a nulla; la pausa serve per riportare la ragione in prima linea per equilibrarla con le emozioni. Per fare questo

ricerca l’intenzione positiva dell’altra persona,

i punti di contatto delle diverse posizioni e pensa alle possibili soluzioni al vostro problema da proporre. Quando tornerai potrai confrontarti serenamente, pur riconoscendo la dignità dell’altro.

Tutto bello, ma se non ho il tempo o la possibilità di chiedere la pausa, oppure l’altro/a non concorda?
Ci sono situazioni, in cui, la ricerca della soluzione deve essere immediata e non si può sospendere la discussione neppure per un’ora. Ad esempio molte situazioni familiari, in special modo con i figli, richiedono una soluzione immediata, ad esempio quando si parla dello studio o lo stare a tavola senza smartcosi. C’è una tecnica abbastanza facile che richiede, come sempre nella gestione dei conflitti, una particolare attenzione al sorgere ed allo sviluppo delle proprie reazioni emotive. Si sviluppa in tre momenti: fermati – respira, accetta ed osserva – parla/domanda.

ALT! Fermati!

quando senti che le emozioni stanno montando non parlare, non agire. Fermati appunto. Andare avanti significherebbe dare voce solamente alle emozioni che non sempre – soprattutto quando sono al comando – permettono di mantenere un dialogo utile ed efficace.

Citando Bierce

parla quando sei arrabbiato e farai il miglior discorso che mai tu possa rimpiangere“.

In queste situazioni puoi fare solamente una cosa:

RESPIRA! Inspira… Espira…

Inspira ed espira lentamente, accetta le emozioni che senti emergere e salire, sono parte di te e, se le senti, sono legittime. Non combatterle. Più combatti le emozioni più queste si rinforzano. L’unica via per acquietarle è… accettarle (tanto ci sono) sono reazioni normali agli stimoli esterni.

Studi hanno dimostrato che inspirare per 3 secondi con il naso ed espirare per 5 dalla bocca ha il potere di rilassare i muscoli ed acquietare la rabbia. Porta l’attenzione al respiro ed accetta le emozioni che stai provando. prova, nella peggiore delle ipotesi avrai fatto il carico di ossigeno 😉

Una volta che ti sei calmato:

PARLA/Domanda

Ora che sei tranquillo/a e sei consapevole delle emozioni che stai provando, parla, esprimi il tuo punto di vista. Ancor meglio se, prima, esponi il punto di vista dell’altro/a e chiedi conferma di averlo ben compreso; a quel punto esprimi il tuo punto di vista e spiega perché non condividi l’altro. Alla fine pur mantenendo il tuo punto di vista, uscirai dalla discussione anche con un punto di vista differente. Nel peggiore dei casi sei arrivato con una idea e ti allontani con due. Ti sei comunque arricchito. Non c’è bisogno di andare al balcone fisicamente per distaccarsi dalle emozioni, senza, nel contempo, doverle rinnegare. Questo distacco permette di mantenere l’attenzione sulla gestione costruttiva del conflitto per arrivare ad una soluzione soddisfacente.